La motivazione dell’uso fai-da-te di farmaci anabolizzanti (molti dei quali illegali) è ben nota, e cioè l’aumento della massa muscolare. Questo è un effetto desiderato sia in un contesto agonistico, di body building, che lavorativo, ad esempio nell’esercito o nelle forze dell’ordine, o nei lavoratori della sicurezza privata.
A questi usi funzionali al lavoro o allo sport, si aggiunge l’uso da parte di soggetti che migliorano l’autostima mediante lo sviluppo delle masse muscolari, per esempio in fasi di insicurezza come l’adolescenza, e di soggetti con disturbi dismorfici, che ambiscono ad un ideale più o meno irraggiungibile di apparenza fisica, con caratteristiche ossessivo-compulsive. In particolare quest’ultima condizione sembra essere presente in circa il 10% di chi si dedica al body building.
Sono più a rischio, probabilmente per motivi culturali, alcune nazioni come USA, paesi del Commonwealth, Brasile e paesi Scandinavi, caratterizzate da un maggiore apprezzamento culturale per i corpi muscolosi. Meno a rischio sono i paesi del lontano Oriente, Giappone, Corea e Cina, dove l’ideale virile è meno legato all’apparenza delle masse muscolari e di più a saggezza, perfezione, obbedienza, meditazione e forme di combattimento più orientate all’abilità che alla forza.
Analogamente, è più a rischio il sesso maschile rispetto a quello femminile (per il quale l’ideale di apparenza fisica non è generalmente legato alla messa in evidenza dell’architettura muscolare).
Di conseguenza, gli studi sulla prevalenza dell’uso degli steroidi anabolizzanti danno valori diversi secondo l’area geografica presa in considerazione; negli USA sarebbe passata da 1 su 100 maschi ed una su 1000 femmine all’inizio degli anni ’90, a valori più elevati, che secondo le indagini si collocherebbero al 2%-4% dei maschi, ed un rapporto maschi femmine di 42 a 1.
In Scandinavia i tassi sarebbero minori, 0.7% dei maschi, ed 1 su 50mila femmine, e correlati a inferiori tassi di scolarità ed a problemi economici. Valori nettamente più elevati si osserverebbero in popolazioni selezionate, ad esempio in Svezia 1 su 3 tra i soggetti fermati dalla polizia, e poco più di 1 su 10 tra i carcerati; praticamente tutti maschi.
L’età di inizio sarebbe giovanile, entro i 25 anni.
Anni addietro gli anabolizzanti erano “spacciati” nelle palestre, ma al giorno d’oggi la diffusione sembra essere prevalentemente mediante acquisti su internet, con il problema dell’incertezza sull’effettiva qualità e sulla sicurezza delle preparazioni.
Possono essere assunti da soli, o insieme ad ormone della crescita, tiroxina, antiestrogeni, gonadotropina corionica umana, insulina ed altri ormoni come il testosterone a dosi molto elevate.
Spesso vengono usati a cicli (da 0.5 a 3 g a settimana, per 4-12 settimane), separati da intervalli di riposo, per un totale di 5-6 mesi all’anno; meno frequentemente vengono assunti di continuo senza interruzioni. La via di somministrazione è prevalentemente intramuscolare.
Non vengono prese in considerazione le complicanze somatiche ma solo quelle neuropsichiatriche; per gli effetti somatici viene consigliato rifarsi a Turillazzi E, Perilli G, Di Paolo M, et al. Side effects of AAS abuse: an overview. Mini Rev Med Chem 2011;11:374–389. In ogni caso, problemi di questo genere si osserverebbero nell’80% di coloro che fanno uso di questi preparati. Possiamo annoverare disturbi cardiaci con ipertrofia del muscolo cardiaco , aterosclerosi e ipertensione, disturbi epatici con infiammazione e carcinogenesi, e disturbi endocrini soprattutto a carico dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi ed un’influenza sui caratteri sessuali secondari.
Al livello del Sistema Nervoso Centrale, gli steroidi anabolizzanti hanno recettori sia sulla membrana cellulare che al livello nucleare.
Gli eventi indotti dal legame ai recettori nucleari, tra l’altro, promuovono stress ossidativo e disfunzione mitocondriale, con conseguenze morte neuronale ed apoptosi.
Gli effetti del legame ai recettori di membrana coinvolgono la neurotrasmissione a GABA, a serotonina, a dopamina (che provocano alterazioni comportamentali e dell’umore sia durante l’uso che l’astinenza), e a NMDA, che oltre ad effetti comportamentali può potenziare l’apoptosi con meccanismi dipendenti dall’ingresso di un eccesso di calcio nel citoplasma dei neuroni.
Agendo negativamente sulla sopravvivenza dei neuroni, l’uso di steroidi anabolizzanti può portare a patologie neurodegenerative, ivi compreso l’Alzheimer, e a disturbi cognitivi irreversibili.
Gli anabolizzanti hanno un effetto intenso sull’amigdala, alterandone la connettività alle altre parti del cervello, il che è ritenuto importante per quanto riguarda i loro pronunciati effetti sull’aggressività.
Vi è inoltre una rilevante azione degli steriodi anabolizzanti che mima l’effetto degli oppioidi sul nucleus accumbens e quindi su gratificazione e motivazione. Su questo nucleo, gli steroidi producono effetti morfologici simili a quelli indotti da morfina.
Tutti questi effetti sul sistema nervoso centrale si rispecchiano in azioni sul comportamento, sul tono dell’umore e sul craving.
In studi controllati contro placebo, circa il 4% delle persone trattate con anabolizzanti sviluppavano mania o ipomania, già a dosi equivalenti a mezzo grammo di testosterone a settimana.
Inoltre si osserva un aumento dell’aggressività, in particolare come risposta alle provocazioni, e tendenza alla violenza, anche in consumatori occasionali. GABA, serotonina e dopamina sono probabilmente coinvolti in questi effetti.
Alla sospensione dell’uso degli anabolizzanti, si può osservare l’esordio di depressione, con deflessione dell’umore, perdita di interesse nelle attività quotidiane, ipersonnia, inappetenza, calo della libido e idee suicidarie.
Vi sono differenze individuali nella predisposizione a sviluppare questi disturbi. probabilmente legate a polimorfismi recettoriali, e non è possibile prevedere in anticipo quali soggetti saranno destinati a svilupparli.
La dipendenza da steroidi anabolizzanti è uno dei maggiori problemi indotti da questi farmaci, ed è nota da almeno 20 anni; è molto frequente e viene sviluppata da circa 1 persona su 3 che ne fanno uso (in pratica milioni di persone in tutto il mondo). Il rischio è maggiore nel sesso maschile ed in età adolescenziale.
La somministrazione di anabolizzanti provoca entro 15-20 minuti una sensazione gradevole, meno intensa rispetto a quella indotta dalle classiche sostanze psicoattive d’abuso, ritenuta dipendente dall’interazione con i recettori di membrana
Come precedentemente richiamato, sembrano coinvolti GABA, NMDA, serotonina, e dopamina, e inoltre sembrano interessati anche i neurosteroidi, tramite azioni sui loro recettori intracellulari sigma-1, coinvolti nelle prestazioni cognitive e nell’aggressività, e sugli enzimi che li metabolizzano.
Il consumatore di steroidi anabilizzanti si trova a non riuscire a farne a meno, e quando tenta di sospenderli sperimenta un craving, parte legato agli effetti neurochimici, parte a insorgenza di sintomi depressivi, di ipogonadismo con affaticamento e perdita della libido, parte ad effetti psicologici legati alla paura di perdere la massa muscolare guadagnata.
Ciò sembra anche innalzare il rischio di sviluppare una dipendenza secondaria da altre sostanze psicoattive legali o illegali, usate come autoterapia: pricipalmente oppiacei (50%) ma anche alcolici e – se diamo credito agli studi di laboratorio – pure stimolanti come cocaina e amfetamine.
Il trattamento di questa condizione va concordato tra specialista delle dipendenze ed endocrinologo. Quest’ultimo è necessariamente coinvolto per via delle alterazioni dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi e della riduzione del testosterone endogeno. Altri specialisti potranno essere necessari se sono presenti altri disturbi somatici.
La sindrome da astinenza da steroidi anabolizzanti ha due fasi, una acuta che compare in prima o seconda giornata, che somiglia all’astinenza acuta da oppioidi, con attivazione adrenergica: ansia, nausea, cefalea, tremori, tachicardia, ipertensione, e dura circa una settimana; ed una cronica, più duratura, con debolezza, dolori muscolari, insonnia, cefalea, dismorfofobia, ipogonadismo, depressione, e craving per gli anabolizzanti. Si associa sovente come sintomo una paura patologica.
Il trattamento ad oggi consigliato è simile a quello che si usa – sempre meno – nella disassuefazione sintomatica da oppioidi: clonidina per lo stato di iperattivazione adrenergica, e antinfiammatori non steroidei per cefalea e mialgie.
La depressione, che in una minoranza di soggetti può presentarsi pure nelle fasi di riposo tra i vari cicli di assunzione, se non recede alla ripresa del normale equilibrio endocrino endogeno, può essere trattata con antidepressivi (c’è un piccolo studio con fluoxetina) e psicoterapia, ed eventualmente anche terapia ormonale sostitutiva.
Quest’ultimo sarà compito dell’endocrinologo, che seguirà pure l’andamento della spermatogenesi e della ginecomastia provocate dalla riduzione del testosterone endogeno. Possono essere usati il testosterone a scalare entro circa un mese, ed eventualmente gonadotropina corionica umana e clomifene.
Bisognerà inoltre monitorare che il paziente non assuma ancora anabolizzanti senza riferirlo (un po’ come avviene nel campo delle droghe). Per far questo si possono utilizzare i dosaggi di testosterone e gonadotropine:
1) se il testosterone è normale o alto e le gonadotropine sono basse, il paziente sta assumendo testosterone;
2) se sia il testosterone che le gonadotropine sono (nettamente) bassi, il paziente sta prendendo anabolizzanti diversi da testosterone e derivati;
3) se sia il testosterone che le gonadotropine sono normali o (non troppo) bassi, il paziente non sta prendendo sostanze ma è ancora in astinenza da steroidi.
SERGIO DEMURU
9 Febbraio 2024