Lo Sport è anche inclusione! Tutti conosciamo gli atleti olimpici, come ad esempio Federica Pellegrini e Marcel Jacobs, ma in pochi conosciamo lo sport paralimpico ed i suoi Atleti, come ad esempio Veronica Silvia Biglia o Diego Colombari. Gli atleti paralimpici sono atleti straordinari a cui la Vita ha “regalato”, se così si può dire, una disabilità. E di Sport Paralimpico si è discusso in un evento per riflettere, dal titolo “Ne vittime, ne eroi” in occasione del Salone del Libro 2023 a Torino. Erano presenti due atleti paralimpici: Daniele Cassioli, atleta paralimpico di Sci Nautico e Ilaria Galbusera, capitano della nazionale pallavolo sorde. Daniele è cieco dalla nascita a causa di una retinite pigmentosa, una malattia genetica che colpisce l’occhio. Mentre Ilaria è affetta da sordità congenita. L’evento è stato organizzato la mattina del giovedì 18/05, durante il primo giorno di apertura del Salone ed era rivolto a tutti i ragazzi delle scuole, per sensibilizzarli, sin da giovani sul tema paralimpico e sulla disabilità in generale. Siamo tutti uguali, ci possono essere delle differenze fisiche, ma nonostante le difficoltà, ci si può affermare ed ottenere grandi successi, anche nello Sport. Al termine della discussione, ecco alcuni stralci delle dichiarazioni. Daniele Cassioli: «Siamo un po’ vittime, un po’ eroi tutti quanti. Siamo vittime delle nostre difficoltà e delle nostre paure. Siamo un po’ eroi, perché ognuno a suo modo trova la via per superarle, per andare oltre e per trovare un contatto con la felicità.». A te personalmente, lo Sci Nautico cosa ti ha dato? «A me lo sci nautico, ma in generale lo sport, mi ha salvato la vita, perché mi ha permesso di tornare a credere in me stesso, in questo corpo se pur guasto, con gli occhi un po’ scarsi, mi ha dato la possibilità di conoscere altre persone, di imparare cose nuove, di gestire le delusioni dopo una sconfitta e di allenare l’umiltà dopo le vittorie. Quindi, mi ha dato tantissimo ed è per questo motivo, che è importante tutte le persone facciano sport, affinché chiunque faccia il vostro lavoro, possa diffondere la cultura dello Sport Paralimpico, ed in generale di tutto lo Sport». Ecco poi Ilaria Galbusera: «La pallavolo mi ha dato tantissime cose, tantissime soddisfazioni ed emozioni, esperienze bellissime in giro per il mondo. Mi ha regalato anche le mie più care amiche da vent’anni, mi ha insegnato i valori dello Sport, l’amicizia e il rispetto per l’avversario, di dare il massimo per raggiungere un obiettivo. Credo sia importante il gioco di squadra per una struttura, dove tante persone danno il loro contributo per raggiungere il risultato sia nello sport che nel lavoro.» Secondo te, tra la Pallavolo in piedi e il Sitting Volley che differenza c’è? Anche come approccio sociale intendiamo?
«Secondo me, non c’è nessuna differenza, cambiano solo le modalità di gioco, ma la relazione della squadra è sempre quella, come dicevo prima è la coesione di tante persone insieme che contribuisce a fare il gioco di squadra, se non c’è un alzata bella, una ricezione bella o una battuta bella, non c’è il contributo di squadra, in piedi o seduti, non c’è nessuna differenza». Alla fine una considerazione di Bebe Vio: «Essere speciali significa proprio, riuscire a far capire che il tuo punto debole diventa quello di cui vai più fiero»