Dopo Baggio, Del Piero e Totti, arriva Gianfranco Zola a completare il poker di fantasisti della ‘Hall of Fame del Calcio Italiano’ facendo il suo ingresso in compagnia di un altro numero uno tra i numeri 10 come Zinedine Zidane.
“Una compagnia non male, sono sorpreso e compiaciuto per questo riconoscimento”, afferma l’ex azzurro in dichiarazioni riportate dalla Figc, affermando tra l’altro che in una carriera piena e vincente qualche rammarico è legato proprio alla nazionale.
“Penso di non essere riuscito a dare tutto me stesso. Avrei potuto dare molto di più. In alcuni frangenti non sono riuscito ad essere abbastanza freddo, un mio limite”.
Al calcio italiano, e alla nazionale, mancano attaccanti e trequartisti e Zola dà ragione a Mancini secondo il quale parte della colpa è nel fatto che non si gioca più a calcio in strada. “Ha ragione. Giocando in strada ti abitui a uscire dagli schemi, sei più creativo. Dopo l’avvento di Arrigo Sacchi, in Italia si è puntato di più su giocatori schematici, questo ha portato dei benefici ma è stata trascurata la creatività. Ora calciatori con caratteristiche simili alle mie come Politano, Zaccagni o Verde vengono fatti giocare come esterni. Il contesto è cambiato e sono chiamati a sviluppare qualità diverse. Altri, come Pellegrini, giocano a centrocampo”.
Continuando a parlare dell’attualità, Zola sottolinea di aver “avuto la fortuna di vivere a Napoli la festa del secondo scudetto, è stato straordinario. Sarei estremamente contento se arrivasse il terzo, la gente di Napoli se lo merita. Quando vedo giocare la squadra di Spalletti penso, che meraviglia – afferma Zola -. La sua forza non è solo nelle individualità, ma nella collettività”. Tra gli azzurri ha “un’opinione altissima di Kvara. È un giocatore molto tecnico, ma anche un uomo squadra. Ha una grande personalità e il suo è stato un crescendo, non si è mai fermato. Mi ricorda George Best”.
21 Aprile 2023