E’ l’orgoglio italiano, sardo e del Progetto “no Dipendenze” in particolare, di cui è testimonial: Chiara Obino, l’apneista di Cagliari, azzurra della Nazionale di apnea, è la quarta donna al mondo a scendere sotto i 100 metri di profondità.
Questa volta il limite è stato di -104 metri in immersione in assetto costante con pinne. Lo ha fatto durante l’AIDA Freediving World Cup che si è svolto a Sharm El Sheikh.
Nei giorni scorsi Chiara Obino aveva raggiunto i -101 e i -103, ma nei giorno dei record ha lasciato un lungo post sui social che copiamo e incolliamo.
“Sono ufficialmente la quarta donna più profonda al mondo. Solo Alenka Artnik, Alessia Zecchini e Hanako Hirose hanno realizzato tuffi più profondi di me. E sono la mamma più profonda della storia dell’apnea, superando l’indimenticabile Natalia Molchanova, atleta straordinaria che ha ispirato generazioni di donne, me in primis. Oggi, poi, è anche il compleanno di mio marito Edmondo. Troppe emozioni in un giorno solo
E’ stata una decisione sofferta quella della dichiarazione della profondità da raggiungere dopo aver toccato i -103 metri. Avevo un giorno di riposo, quindi sapevo che sarei andata in mare fresca. Volevo incrementare ancora la quota, ma di quanto?
È qui che inizia un lavoro mentale davvero raffinato che mette in fila le cose acquisite, quelle sulle quali sto ancora lavorando, quelle che devo ancora fare, mie considerazioni che vanno dal protocollo di compensazione alla intensità della pinneggiata, dal controllo dell’ipossia alla gestione della mente. E la mente va gestita molto bene, soprattutto prima del tuffo: il giorno prima, la notte prima, le ore prima.
Ho fatto buio dentro di me e ho cercato di vedere nella mia testa: -104 è “facile”,
-105 è “eccitante”. Ho iniziato questa stagione pensando che non volevo che l’apnea diventasse una fonte di stress negativo, volevo tuffi gratificanti, eleganti, volevo creare bellezza e armonia dentro di me e fuori. Ho vissuto sensazioni bellissime in tutti questi giorni, ho fatto un incremento di 6 metri in 6 giorni senza sbagliare un colpo. Voglio continuare a vivere queste emozioni.
Così ho scelto -104, il settimo metro di incremento e in fondo è stata la scelta giusta. Anche perché in mare c’era una bella onda formata e non era semplice gestire la respirazione in superficie e l’uscita.
Io ero serena, sicura, solida. Sapevo che niente avrebbe intaccato la mia performance, perché una volta che entri “nel flusso” sai di essere lì.
È stato un tuffo stupendo, con qualche piccolo errore nella compensazione profonda, ma ben gestito, che mi ha lasciato la bellissima consapevolezza di poter fare tuffi ancora più impegnativi, sentendomi perfettamente adatta alla sfida.
Durante la risalita ho sperimentato un livello di connessione col momento presente straordinario. Ero lì, con tutta me stessa, focalizzata su ciò che stava accadendo esattamente mentre accadeva, senza fretta, senza proiezioni, senza divagazioni. In fondo era questo tipo di fiducia di consapevolezza, di connessione che cercavo.
Perché in verità la sfida più ardua dopo tutto lo sforzo messo in anni di allenamento, tecnica e costruzione della performance è proprio quella di essere completamente presenti nel momento presente. E io c’ero”.
Chiara Obino
17 Settembre 2022