L’ansia e lo stress a seguito dell’arrivo improvviso del Covid-19 ha radicalmente modificato il nostro modo di vivere e di essere: l’isolamento sociale, la mancata socializzazione a livello scolastico, la mancanza dell’abituale attività fisica, la solitudine, e per molti soggetti anziani la mancanza di supporto sociale sono diventati una devastante condizione che ha indotto uno status di elevato stress, e – sia nei bambini che negli adolescenti – ha favorito un incontrollato aumento, soprattutto nelle ore notturne, di collegamento a internet con conseguente cronica deprivazione di sonno e sviluppo di comportamenti aggressivi verso sé stessi e gli altri.
Non è un mistero infatti che i dati ci riferiscano di quando siano aumentati significativamente aggressività, atti di bullismo, autolesionismo, comportamenti a rischio e maggiore uso di sostanze d’abuso con il pericolo, per queste ultime, di potenziare la tossicità del Covid-19.
Come conseguenza di questa realtà, i clinici delle patologie mentali al fine di capire le possibili conseguenze neuropsichiatriche sia nel breve sia nel lungo termine, hanno enfatizzato l’importanza di considerare la pandemia come una condizione di stress multidimensionale, e hanno suggerito la necessità e l’importanza di capire i meccanismi neurobiologici alla base di queste manifestazioni, al fine di stabilire sempre più efficaci strategie terapeutiche.
17 Gennaio 2022
Professore Emerito di Neuropsicofarmacologia all’Università degli Studi di Cagliari